Mar 202012
 

Ieri stavo discutendo con un amico sulla convenienza di acquistare un Mac a rate oppure pagarlo in contanti perchè sull’argomento ho idee un po’… diverse dalla collettività. La persona con cui stavo parlando decantava quanto comodo fosse rateizzare il tutto e “lo pago ma non me ne accorgo” e “pagarlo in contanti mi partono 3000 euri subito” e altre frasi del genere.

La discussione ha stimolato la mia curiosità di capirne di più sulla storia dei prestiti ed ho trovato notizie quantomeno… curiose 😉 e quindi ecco un nuovo post nel CuriosBlog.

Ho scoperto, ad esempio, che i prestiti sono un’usanza molto, molto antica… che risale addirittura all’epoca sumerica dove la gente si prestava metallo (e fin qui…) e grano (e questo a restituirlo come faceva? 🙂 ).

Oppure che per evitare l’usura o interessi troppo elevati, alcune religioni hanno pensato bene di condannare l’usanza. Mosè, per esempio, aveva proibito il prestito a interesse tra concittadini (fratelli) e lo aveva permesso nei confronti degli stranieri (che chiamava nemici a prescindere… bah). Non male… praticamente una punizione 😉

E anche il Corano per parte sua proibisce, definendola usura (riba – ma non quella delle ricevute bancarie), qualsiasi prestito a interesse.

La cosa curiosa è che nonostante tutti i tentativi religiosi, l’uomo moderno abbia circostanziato in modo esemplare tutta la tematica di prestiti, interessi e usura… e cosa ancora più curiosa è che di fronte a oggetti di godimento al limite della lussuria come un iMac nuovo fiammante oppure come il nuovo iPad, cada qualsiasi freno religioso, di colore, razza e sesso di fronte all’acquisto rateale 😀

Melisticamente vostro,

RoarinPenguin

Mar 122012
 

Nell’era dell’esasperazione tecnologica, ecco un esperimento che vale la pena di menzionare nel CuriosBlog.

Curioso, non anacronistico come potrebbe sembrare, interessante al punto da costituire un oggetto di studio per universtià ed analisti finanziari.

Sto parlando del Sardex, un sistema di gestione del credito diffuso localmente in Sardegna.

Una sorta di sistema di prestiti unito al baratto “on steroids”.

Illustrato da un video che accoglie il visitatore del sito con inconfondibile accento locale, spiegando il principio di funzionamento e i vantaggi del meccanismo con una chiarezza e una semplicità che non ho visto spesso…

Ad una prima reazione di incredulità è seguita una rivisitazione e un approfondimento delle pagine del sito. Certo, una diffusione più ampia sarebbe improponibile (o no?), intanto gli ideatori sono stati premiati dallo IED e l’idea è oggetto di studio da più parti.

Quattro ragazzi sardi, un’idea neppure troppo nuova, una buona dose di innovazione, un pelo di tecnologia… ed ecco che il Sardex in tre anni conta oltre 400 aziende affiliate e una percentuale di abbandono inferiore al 5%.

Non male, non male davvero… in tempi di crisi, la proposta sembra tutt’altro che utopica.

Sicuramente il sito, ben realizzato semplice e molto fruibile, vale una visitina… quindi… ajò!

Sardamente vostro,

RoarinPenguin

Feb 202012
 

Stamani ho scoperto un’artista davvero curioso e degno di nota.

E’ un tedeschino di nome Erik Johansson (sì sì, proprio come la Scarlett) ed è un fotografo dell’impossibile.

Cioè, si prefigge di creare foto assolutamente realistiche giocando (con Photoshop, che utilizza in modo spettacolare) a realizzare illusioni incredibilmente… credibili.

Guardate qui di seguito tre piccoli furtarelli che ho fatto sul suo sito (a fin di bene però, visto che dopo tutto parlo di lui).

Non male eh?

Illusionisticamente vostro,

RoarinPenguin

Jan 192012
 

Per una serie di ragioni e conoscenze, sono venuto recentemente a conoscenza del mondo del Bingo.

Non come esclamazione di gioia per aver risolto un problema o raggiunto un risultato, ma nell’accezione più classica del gioco del Bingo.

Ed ho scoperto un mondo di curiosità… che mi portano a annoverare anche il Bingo negli annali del CuriosBlog riepilogandone gli aspetti simpatici.

Primo dei quali è la sua universalità: il Bingo è un gioco che unisce giovani ed anziani, casalinghe e lavoratori (avete mai sentito parlare del bingo da riunione?), popolazione offline e online grazie a recenti esperimenti a bassissimo investimento iniziale come bonus bingo.

Come se di per sè questo gioco fosse così coinvolgente da unire la tradizione più classica da festa di paese con la tecnologia più evoluta e sicura.

Ma scavando dietro la parola Bingo si scoprono cose curiosissime ed interessanti… per esempio le sue radici, italiane… sapevate che inizialmente si chiamava “Lo Giuocco del Lotto d’Italia”?Beh, se vi domandate il perchè della doppia consonante o dell’articolo dissonante, sappiate che stiamo parlando di un italiano del 1530.

Dopo un po’ di tempo il gioco divenne però pressochè universale, approdando dapprima (1700) in Francia come gioco d’Elìte, poi in Germania nell’ottocento come sistema per insegnare matematica ai bambini e infine prese piede negli Stati Uniti come gioco da fiera di paese dove si marcavano i numeri sulle cartelle con fagioli (in inglese, Beans).
E il grido della vittoria era… Beano, che allora dava il nome al gioco.

Successe che un venditore di giocattoli newyorkese, tale Lowe, ad una fiera di paese sentì storpiare il grido di vittoria in “Bingo”.

Sembra che questo fatto gli abbia ispirato, in modo del tutto accidentale, il nome odierno. Assunse persino un anziano professore di matematica della Columbia University con lo scopo di standardizzare e modernizzare il gioco. Impresa non facile sembra, visto che tale Professor Carl Leffert studiò e sviluppò il moderno sistema di 6000 cartelle su cui è basato ancora il gioco.
Come risultato dello sforzo… impazzì!

Il Bingo è anche l’unico gioco d’azzardo consentito ai militari… ad ulteriore prova della sua universalità.

Secondo un sondaggio, infine, sembra essere un gioco buono, dal momento che vincere viene solo al quinto posto come ragione per giocarci.

Beh, per essere un gioco è abbastanza universale no?

Cinquinamente Vostro (il Bingo lo lascio fare a voi),

RoarinPenguin

Sep 092011
 

Che la creatività di chi lavora a Google fosse particolarmente stimolata non avevo grossi dubbi… ma le foto che ho trovato su internet di alcuni uffici sono veramente… particolari e curiose, quindi le riporto qui come CuriosGallery 😉

Voglio dire, capisco le esigenze di design e di stimolazione dell’emisfero intuitivo-olistico del cervello, ma avrei qualche problemino a fare un meeting serio in una stanza con una mucca (come a Stoccolma) oppure in riproduzioni fedeli di cabine degne dei migliori impianti sciistici oppure ancora lavorare in un’openspace che ricorda l’interno di un’astronave.

Certo, non c’è come provare… ovvio, nessun problema… solo mi chiedo: chi sarà mai il fornitore dei loro mobili per ufficio? 🙂 🙂 🙂

Creativamente vostro,

RoarinPenguin

 Posted by at 5:37 pm
Jul 222011
 

Questa è breve, curiosa, geniale, HTML5!

1) aprite un editor di testo

2) incollate in un file nuovo il testo

Click, then Speak

3) salvate con estensione html

4) aprite il file in un browser moderno (Chrome)

Accatiemmellecinquisticamente Vostro,

RoarinPenguin

Jul 212011
 

Era un po’ di tempo che avevo in mente di scrivere qualcosina sulla mia epopea fotografica come appassionato, perchè credo che il mio percorso lo seguano in parecchi e condividere queste informazioni, anche se non proprio curiose, può essere utile per molti.

Dopo molti anni con una fotocamera gloriosa ma molto amatoriale come la Canon A80 (che ancora utilizzo con una custodia subacquea con sommo godimento), circa tre anni fa ho voluto provare qualcosa di meno… amatoriale per iniziare a sperimentare la fotografia vera, quella che racconta e che non è solo punta e scatta. Non mi sentivo però pronto per una reflex, la cosa di cambiare le lenti mi spaventava e sentivo parlare di costi esorbitanti per corpi macchina, filtri, accessori, luci, lenti e chi più ne ha più ne metta.

Tutto ciò mi ha portato all’errore macroscopico: comprare una Prosumer, cioè una macchina meno compatta nelle dimensioni di quella precedente e che viene definita per amatori professionali (non è un ossimoro?): una Canon SX1.

Bella l’idea di zippare uno zoom notevole, il formato RAW, regolazioni che sembrano da macchina vera ed altro in un corpo macchina e in un peso che sembra davvero quello di una macchina professionale… salvo che il cuore rimane quello di una compatta.

E quando parlo del cuore intendo del sensore, che resta purtroppo un sensorino del piffero da 28 mm quadri, rispetto a quelli oltre 10 volte più grandi delle reflex più serie.

Questo di per sè non è un male, se bilanciato con una quantità di megapixel accurati; come la gloriosa A80, che con 4 MP aveva lo stesso sensore o addirittura un filino più grande della Canon SX1 che di megapixel ne aveva 10. Il problema che si nota subito con foto appena in ombra o particolari è un rumoraccio da schifissimo che rovina un’esperienza fotografica altrimenti notevole.

Ecco perchè, un paio di anni fa, ho fatto la grande mossa: trovato su un sito una Nikon D90 con lente 16-85 mm, che ho completato lo scorso anno con un 70-300 mm.

Perchè mi piace così tanto? Beh, giudicate un po’ voi 😉

 

Fotograficamente Vostro,

RoarinPenguin