…e merita un posto negli archivi del CuriosBlog per ricordare ai Posteri che essere italiani non è stato sempre meraviglioso.
Mi è pervenuto via mail e ripubblico volentieri, a prescindere da fonte e orientamento politico…
Dal giornale LA STAMPA
Mi chiamano Medio Alto, ma il mio soprannome è Rintracciabile
MASSIMO GRAMELLINI – LA STAMPA
Mi chiamano Medio Alto, ma il mio soprannome è Rintracciabile. Sono quello che non può nascondersi, quello che paga. Anche stavolta. Il governo della Libertà mi impone tasse svedesi per continuare a fornirmi servizi
centrafricani. E io le verserò fino all’ultimo centesimo, senza trucco e senza inganno, da vero scandinavo. Poi però rimango un italiano e allora mi si consenta di essere furibondo.
Punto primo. Mi sono scocciato di pagare per il funzionamento di una giostra su cui non esercito alcun controllo. Il debito lo avete fatto voi e lo saldo io. Ma avrò almeno il diritto di pretendere che la smettiate di
indebitarvi ? A quanto pare, no. Io vorrei che i miei soldi – frutto del lavoro quotidiano e non di una eredità o di un gratta e vinci – servissero a finanziare le scuole e gli asili-nido, a ripulire gli ospedali, a pagare gli stipendi
degli insegnanti, dei poliziotti e dei tanti impiegati che svolgono con impegno la loro missionedi servitori dello Stato.
Invece so già che verranno gettati fra le fauci del Carrozzone Pubblico, che se li divorerà in un sol boccone per poi rivoltarsi famelico contro di me, chiedendomi altro cibo. So già che la politica, cioè quell’accozzaglia di affaristi senza ideali che ne usurpa il nome, li userà per tenere in piedi gli enti inutili, le baracche elettorali, le torme di parassiti che campano da decenni alle spalle dei contribuenti.
Non è dunque il prelievo in sé a indignarmi. Ma la sua assoluta inutilità. In attesa di riforme strutturali, che dopo vent’anni di chiacchiere sono ancora e sempre «allo studio», i miei soldi serviranno solo a perpetuare un sistema che non mi piace, a garantire la pace sociale dei furbi, non quella dei poveri.
Punto secondo. Accetto di farmi spremere, ma non di farmi prendere in giro. Quelli che vengono contrabbandati come tagli alla politica sono in realtà tagli ai servizi degli enti locali, che si rivarranno sui cittadini, cioè di nuovo, sempre e soltanto su di noi.
Punto terzo. Trovo giusto che, in tempi di crisi, chi guadagna meno di me non contribuisca allo sforzo (anche se poi lo fa, con i tagli alle tredicesime e alle pensioni). Mentre considero una vergogna che il collega che guadagna quanto me, ma ha cinque figli a carico, non abbia diritto a uno sconto. Il padre di una famiglia numerosa che incassa 90 mila euro lordi l’anno
(circa 4000 netti al mese) non è un Super Ricco e nemmeno un Medio Alto.
E’ un Medio Impoverito che deve già versare più degli altri per i medicinali e le tasse scolastiche dei figli, e che da domani non avrà più neanche i mezzi per tentare di scuotere, con i suoi consumi, l’encefalogramma piatto dell’economia. Mi sembra incredibile che la Chiesa, sempre così lesta a dire la sua su gay e moribondi, non abbia saputo imporre a un governo di sepolcri imbiancati la difesa reale della famiglia, accontentandosi di conservare intatti, anche in questa tormenta, i propri
scandalosi privilegi fiscali.
Ultimo punto (ma è di gran lunga il primo). Mi sta bene che i poveri non paghino. Ma perché non pagano neanche i ricchi veri? A Lugano le banche hanno dovuto mettere fuori i cartelli: cassette di sicurezza esaurite. Segno che nei giorni scorsi un esercito di compatrioti ha sfondato le frontiere per andare a nascondere del denaro. Sono i signori del secondo e
del terzo Pil (il nero e il mafioso). Quelli con il Pil sullo stomaco. Gli Irrintracciabili.
Scommettiamo che il più facoltoso di loro dichiarerà al fisco 89.999 euro? Li disprezzo. Persino più dei politicanti. Giuro che d’ora in avanti non avrò più pietà. Chiederò scontrini a tutti su tutto. E se mi diranno: «Ma così, dottore, non posso più farle lo sconto», li andrò a denunciare.
Poiché sono l’unico che paga, in questo accidenti di Paese, voglio
cominciare a togliermi qualche sfizio anch’io.
Non posso che essere d´accordo con il tenore dell´articolo. Mi si consenta anche, su una nota di incazzatura, che “essere italiani non è stato sempre meraviglioso” è inesatto. Io direi che lo è stato raramente. E che la colpa di tutto quel dispendio non è solo dei politicanti (eletti da noi), ma di un sistema che abbiamo sostenuto per decenni, perchè in fondo ci fa sempre comodo lo sconto al posto degli scontrini. E ora ne paghiamo il prezzo.
Grazie per questo commento. Sai, io mi professo apolitico da sempre proprio per evitare dibattiti inutili e che non risolvono nulla, per lo meno finchè restano chiacchiere da bar.
Dal mio punto di vista sono felice di essere italiano, perchè lavorando spesso con altri popoli ed altre culture (Europee e non) mi rendo conto di cosa nella storia (ed anche adesso) ci ha reso e ci rende unici.
Certo che mi riempie di tristezza vedere come difetti di alcuni di noi hanno portato ad una devastazione di questo paese a livelli che, da apolitico perchè disinteressato della politica, non credevo possibili.
Vero è che nel momento in cui ci è stata propinata una cura (di cui dobbiamo giocoforza fidarci) l’abbiamo, chi più chi meno, accettata immediatamente e senza primavere italiche (forse perchè la primavera deve ancora arrivare).
Il problema che personalmente vedo grave è proprio nella politica, che a mio giudizio in uno Stato moderno non dovrebbe neppure esistere; sostituita da tecnici orientati ai risultati con il compito di realizzare progetti strategici e gestire il Paese. Ma forse sono troppo estremista e utopico…